Il pomodoro, famoso frutto che erroneamente è definito verdura, importato dalle Americhe, zona compresa tra il Messico e Perù. Non era rosso come lo conosciamo noi, ma il pomodoro selvatico era piccolo e giallo.
La data del suo arrivo in Europa è il 1540, quando il conquistador spagnolo Hernán Cortés rientrò in patria e ne portò alcuni esemplari; ma la sua coltivazione e diffusione attese fino alla seconda metà del XVII secolo.
In Italia è documentato dal medico Pietro Andrea Mattioli (1501-1577) che nel suo Medici Senensis Commentarii del 1544 lo definì mala aurea, in seguito tradotto letteralmente “pomo d’oro” dal suo caratteristico colore giallo oro.
Venne adottata assieme alla patata, come pianta decorativa. La scelta non fu condizionata dalla sua particolare bellezza, ma dal fatto che il pomodoro veniva considerato una pianta velenosa a causa del suo alto contenuto di solanina, sostanza considerata a quell’epoca dannosa per l’uomo, pertanto inutilizzata in cucina. Infatti Mattioli classificò la pianta del pomodoro fra le specie velenose.
I più ricchi mettevano queste piante straniere a ornamento di finestre e cortili. I primi pomodori che arrivarono in Spagna furono piantati nell’orto del medico e botanico Nicolàs Monardes Alfaro, autore del libro Delle cose che vengono portate dall’Indie Occidentali pertinenti all’uso della medicina per la prima volta il pomodoro viene inteso come coltura con proprietà curative. Gradualmente si comprese che poteva avere un utilizzo farmacologico e gastronomico.
In Europa all’inizio della sua introduzione aveva valore ornamentale viste le bacche color oro. Così la coltivazione del pomodoro, come pianta ornamentale, dalla Spagna, o più probabilmente attraverso il Regno di Napoli allora di monarchia spagnola, si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, trovando il clima adatto per il suo sviluppo. Venne conosciuto in Italia soprattutto al Nord, grazie alle spedizioni Garibaldine.