La bella e la bestia (titolo francese: La belle et la bête) è una famosa fiaba europea, diffusasi in molteplici varianti. La prima versione edita fu quella di Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, pubblicata in La jeune américaine, et les contes marins nel 1740. La versione più popolare è, tuttavia, una riduzione dell’opera di Madame Villeneuve pubblicata nel 1756 da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont nel Magasin des enfants, ou dialogues entre une sage gouvernante et plusieurs de ses élèves.
Un racconto che potrebbe essere stato ispirato da una storia vera avvenuta sulle sponde del Lago di Bolsena, in provincia di Viterbo.
La vera “Bestia” era un uomo di nome Petrus Gonsalvus, che soffriva di una condizione genetica conosciuta come ipertricosi, che è definita da una quantità anormale di crescita dei peli su qualsiasi parte del corpo in eccesso rispetto al normale importo presente in persone della stessa razza, età e sesso, che nel caso di Gonsalvo, ha colpì tutto il suo corpo.
Chi era Petrus Gonsalvus?
Petrus Gonsalvus è stato un nobile spagnolo, appartenente alla corte di Enrico II di Francia. Nacque il 1537 a Tenerife nell’arcipelago delle Canarie, dopo la conquista dell’isola da parte di Alonso Fernández de Lugo.

Fu cresciuto come fenomeno da baraccone, finché a dieci anni fu spedito in Francia, alla corte di Enrico II, dove rimase per 44 anni. Il re riconobbe l’umanità di Gonsalvo e decise di provare un esperimento. Avrebbe tentato di educarlo e trasformarlo in un gentiluomo. Gli fu insegnato a parlare, leggere e scrivere non solo in una, ma in tre lingue, ricevendo l’educazione di un nobile.
Successivamente alla morte di Enrico II, che fu ucciso in una partita di giostra il 10 luglio 1559. Gonsalvo divenne proprietà della vedova del re, Caterina de ‘Medici, che decise di continuare il suo esperimento. Si chiese cosa sarebbe successo se la sua “Bestia” avesse sposato una bella donna. Trovò una moglie per Gonsalvo, una giovane fanciulla chiamata Catherine, che era la figlia di un servo della corte reale. Gonsalvo e Catherine furono sposati per più di 40 anni ed ebbero sei figli, quattro dei quali affetti da ipertricosi. Tra il 1580 e il 1590 Petrus Gonsalvus si recò con la famiglia in Italia, dove soggiornò alla corte di Margherita di Parma. Si stabilì in seguito a Capodimonte, sul lago di Bolsena in provincia di Viterbo. Non si hanno notizie certe della sua morte, forse perché non era considerato un essere umano degno di una sepoltura cristiana. Gonsalvo fu menzionato per l’ultima volta nell’anno 1617 al battesimo di suo nipote, e si ritiene che sia morto intorno al 1618.
È considerato uno dei personaggi più noti del suo tempo. La storia della famiglia si diffuse in tutta la regione, diventando alla fine l’ispirazione per una delle storie d’amore più popolari in letteratura, e successivamente, il cinema moderno.