Barabba (aramaico בר-אבא, Bar-abbâ, letteralmente “figlio del padre”) o Gesù Barabba (Yeshua Bar-abbâ, letteralmente “Yeshua, figlio del padre”, come riportato in alcuni manoscritti del Vangelo secondo Matteo) era, secondo i quattro vangeli canonici, un ebreo appartenente al partito degli zeloti, detenuto dai Romani a Gerusalemme assieme ad alcuni ribelli, negli stessi giorni della passione di Gesù di Nazaret detto il Cristo. Egli venne liberato dalla folla che era stata chiamata ad esprimersi, dal governatore romano Ponzio Pilato, su chi rilasciare tra lui e Gesù di Nazaret. La figura di Barabba è trattata solo nei vangeli, non essendovi altre fonti che testimonino la sua esistenza.
La figura
La figura di Barabba viene presentata nei quattro vangeli canonici.
“Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio.“ (Marco 15,7)
Sottolineando quindi l’appartenenza a un gruppo insurrezionale, responsabile collettivamente di omicidio, secondo la prassi dei sicarii zeloti, che fomentavano tumulti per uccidere romani ed ebrei traditori, per poi dileguarsi nella folla. Come ci racconta Giuseppe Flavio in Guerra Giudaica, quando parla dei zeloti.
“In Gerusalemme nacque una nuova forma di banditismo, quella dei così detti sicari (Ekariots), che commettevano assassini in pieno giorno nel mezzo della città. Era specialmente in occasione delle feste che essi si mescolavano alla folla, nascondevano sotto le vesti dei piccoli pugnali e con questo colpivano i loro avversari. Poi, quando questi cadevano, gli assassini si univano a coloro che esprimevano il loro orrore e recitavano così bene da essere creduti e quindi non riconoscibili“. (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica Libro II:254 – 13, 3)
Nei vangeli Barabba compare nell’ambito del racconto del processo a Gesù davanti a Ponzio Pilato. Il prefetto romano, non trovando giustificazione alcuna alle pretese di crocifissione fatte dagli accusatori, voleva liberarlo.
Secondo i vangeli sinottici era infatti consuetudine del prefetto romano di liberare un carcerato nel giorno di Pasqua, mentre secondo il Vangelo di Giovanni si trattava di una consuetudine ebraica. Il popolo di Gerusalemme, spinto dai sacerdoti, scelse Barabba.
Significato di Messia
Al tempo di Gesù, anche a seguito della dominazione straniera in atto per opera dell’Impero Romano, la maggior parte di coloro che attendevano il Messia supponeva che si sarebbe trattato di una personalità in grado di restituire l’autonomia politica agli Ebrei e di restaurare il Regno di Israele. La fede in un Messia-Liberatore era propria, probabilmente, di tutte le principali correnti spirituali giudaiche, sebbene con differenti implicazioni e sfumature.
Per i Farisei, la borghesia colta nazionalista apparsa sulla scena politica verso la fine del II secolo a.C., il Messia si sarebbe manifestato con segni inequivocabili al momento opportuno e la sua venuta doveva essere favorita dalla rigorosa osservanza della Legge da parte di tutto il popolo.
Gli Zeloti, invece una fazione nazionalista ancor più accesa ed estrema dei Farisei, ritenevano che occorresse in ogni modo favorire le circostanze dell’avvento del Messia, anche con il ricorso alla violenza.
I Sadducei, la fazione più antica e moderata, per lo più composta dalle famiglie dell’aristocrazia sacerdotale, essendo relativamente disponibile a un pacifico inserimento della nazione ebraica nell’Impero Romano del quale, benché pagano e politeista, non disconosceva la superiorità culturale, militare e organizzativa, consideravano con realismo l’impossibilità che un Messia potesse restituire a Israele la sua indipendenza.
Mentre non sono ancora chiare, infine, le caratteristiche delle attese messianiche in seno alla corrente degli Esseni.
La teoria dei due Messia
Quello a cui tutti siamo abituati è l’arrivo di un Messia che avrebbe liberato Israele. Naturalmente la tradizione, il racconto evangelico ci dipingono la liberazione del popolo eletto come qualcosa di spirituale (la liberazione dal peccato). Amore, fratellanza e perdono erano quindi le caratteristiche del Salvatore. Caratteristiche che troviamo ovviamente in Cristo e che lui stesso predicava. Ma c’è una tradizione tanto antica quanto importante che si affianca a questa. La tradizione esseno-zelota dei due Messia, che a quanto pare era molto diffusa ai tempi di Cristo.
La base teorica di questa doppia attesa si trova nella Regola della Comunità (rotolo 1QS) che è uno dei testi più noti e studiati di Qumran. Questo documento parla in un punto (cfr. 1QS IX, 9-11) della venuta dei Messia di Aronne e di Israele (due figure messianiche distinte): uno con caratteristiche regali e l’altro con caratteristiche sacerdotali.
“Non usciranno da alcun consiglio della legge per camminare nella ostinazione del loro cuore, saranno invece retti in base alle prime disposizioni nelle quali incominciarono ad essere formati gli uomini della comunità, fino alla venuta del profeta e dei Messia di Aronne e di Israele.” (Regola della Comunità (cfr. 1QS IX, 9-11))
La comunità di Qumran aspettava l’arrivo di due Messia:
- Il Messia di Israele discendete di Davide, condottiero o re potente e dominatore da un punto di vista politico, come descritto in (Geremia 23:5-6, Numeri 24:17 o nel Salmo 2)
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Il Messia di Aronne, invece Messia “sacerdotale”, figura profetica o predicatrice destinata a soffrire e ad essere ingiustamente accusata, non mancando però di svolgere compiti di importanza fondamentale (Isaia Cap. 53)
Quindi ci sarebbero stati due “messia Gesù” seguiti dagli ebrei a quel tempo: Yeshua Bar-Yosef (Gesù, figlio di Giuseppe) detto il Cristo e Yeshua Bar-abbâ (Gesù, figlio del padre) detto Barabba.
- Gesù di Nazaret detto il Cristo (Χριστός, Christós), traduzione greca del termine ebraico (mašíakh, cioè “unto”), dal quale proviene l’italiano Messia. Il significato di questo titolo onorifico deriva dal fatto che nell’antico medio oriente re, sacerdoti e profeti venivano solitamente scelti e consacrati tramite l’unzione con oli aromatici. Quindi in linea con l’idea del messia di Aronne (religioso), sacerdote o profeta che come guida spirituale, porterà il popolo d’Israele verso un’era messianica di pace e prosperità sia per i vivi che per i morti. Questa idea è in piena linea con il pensiero Cristiano, infatti il Cristo pur identificandosi come Messia, non si è però attribuito prerogative politiche ma solo spirituali.
“Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».“ (Giovanni 18,36)
- Gesù detto Bar-abbâ ( figlio del padre), ma il termine Abba viene utilizzato in ambito giudaico antico per rivolgersi in maniera informale a Dio Padre. Quindi termine messianico equiparabile a “figlio di Dio”. Dunque Barabba sarebbe il messia di Israele (laico), guerriero amato dal popolo, poiché considerato il liberatore del popolo d’Israele, e dai sacerdoti stessi, pericoloso invece per il potere romano. L’accusa di voler essere il “Re dei Giudei”, motivazione ufficiale della condanna di Gesù, sarebbe stata quindi da imputare a Barabba. Un combattente zelota, appartenente alla setta nazionalista dei figli di Giuda il Galileo, dai romani chiamati “sicarii” o “latrones”, quindi i due ladroni crocifissi Gesta e Disma erano probabilmente suoi complici.
Alcuni studiosi critici, come l’ateo Jean Meslier, hanno individuato in Barabba una similitudine con i vari messia politicizzati, come il più tardo Simon Bar Kokheba, preteso Re dei Giudei nel 135.
Nell’ebraismo cabalistico questa tradizione si è perpetuata nella convinzione, tuttora diffusa, che possa esserci un messia escatologico discendente da Davide (cioè dal patriarca Giuda) e un altro discendente dal patriarca Giuseppe.

L’esoterista austriaco Rudolf Steiner ha riproposto ai primi del Novecento la tesi dei due Gesù. La tradizione ebraica è stata poi reinterpretata in ambito esoterico alla luce della doppia genealogia di Gesù tramandata dai Vangeli, che sarebbe da ricondurre all’effettiva esistenza di due diversi bambini Gesù, entrambi discendenti da Davide, ma uno per parte di Salomone, l’altro per parte di Nathan. L’esistenza di una tradizione esoterica in ambito cristiano sarebbe comprovata, per esempio, da alcune opere di Raffaello, Defendente Ferrari, Bernard van Orley, Spanzotti, Bergognone.
Raffaello, Madonna del Duca di Terranova: Gesù tra le braccia della Madre, attorniata dal piccolo Giovanni il Battista e da un altro bambino con l’aureola.